Ramon Forcada fuori dal paddock della MotoGP dopo 30 anni da ingegnere. Il capotecnico detta la sua ricetta per la Yamaha.
Domenica sera a Misano c’è stata la festa di addio ad Andrea Dovizioso dopo 21 anni nel Motomondiale. La lunga avventura MotoGP si è conclusa con la livrea della Yamaha RNF, dopo un anno di risultati deludenti dettati dal cattivo feeling con la YZR-M1. Insieme a lui ha lasciato il box satellite anche il suo capotecnico Ramon Forcada dopo trent’anni all’interno del paddock, lavorando al fianco di campioni come Alex Barros, Casey Stoner, Carlos Checa, Jorge Lorenzo, Franco Morbidelli.
Chiude una prestigiosa carriera da tecnico con l’italiano Dovizioso, ma il suo destino professionale è ancora incerto. L’unica notizia certa è che non sarà ai box in questa stagione 2022, in attesa di una possibile e interessante offerta per il prossimo anno. “La mia ultima gara? Non lo so“, ha risposto Ramon Forcada a Dazn. “Per quest’anno sì. Il prossimo anno vedremo cosa succede. Quel che è certo è che nel 2023 non continuerò in questa squadra. Non cerco nulla , se arriva qualcosa di interessante ben venga, altrimenti vorrà dire che la pensione sta per arrivare“.
L’ingegnere catalano sa meglio di altri cosa sta succedendo in Yamaha attualmente. Da un lato Fabio Quartararo già campione del mondo e leader di questo campionato, dall’altro tre piloti in grande difficoltà con la M1. Al di là del talento indiscutibile del francese, ci sarebbe un gap tecnico tra la Casa di Iwata e i marchi europei. “Per me il problema è quando smetti di evolvere, manca una mentalità latina. Ho lavorato molto con i giapponesi e loro cercano sempre la perfezione“.
Da qui la perdita di tempo nel portare le nuove componenti in pista. Ducati, ad esempio ha più coraggio nel testare le novità, anche a costo di dover ritornare sui propri passi. Un altro problema tipico dei team giapponesi è il timore di andare oltre i regolamenti, cosa che non accade in Ducati. Un po’ come successo con la pressione delle gomme, argomento emerso dopo la vittoria di Pecco Bagnaia che ha corso la gara con la pressione del pneumatico anteriore inferiore al minimo obbligatorio di 1,9 bar. Ma senza violare i regolamenti che in materia non sono ancora fiscali.
Secondo Ramon Forcada una soluzione c’è, facile a dirsi meno a farsi, sebbene l’arrivo dell’ing. Marmorini è uno spiraglio di apertura mentale e aziendale. “Non dovrebbero avere troppo timore di sbagliare, perché non succede nulla“.