Ancora morti sulle biciclette a causa della mancata attenzione rivolta ai ciclisti, dagli automobilisti e dal Governo che adesso deve fare qualcosa per modificare il codice della strada e proteggere i più deboli.
Un giorno simbolico per chi ha la passione per le biciclette, è giorno 30 novembre. In questa data ci sono stati due incidenti che hanno provocato 2 morti in bici.
A perdere la vita è stato il ciclista Davide Rebellin schiacciato da un camion, il cui autista non è stato ancora identificato.
Subito dopo, anche un sedicenne è stato ucciso da un Suv. I due episodi hanno gelato il sangue di milioni di persone e hanno scosso l’opinione pubblica, in particolare il mondo dei ciclisti che ha lanciato un appello per cercare di fermare la strage sulle biciclette.
I ciclisti hanno scritto una lettera, che è stata firmata da Paola Gianotti, dall’ex campione Maurizio Fondriest, da Marco Cavorso.
Tutti quanti, insieme, hanno chiesto alle istituzioni. quindi al Presidente del Consiglio, al Presidente della Repubblica e ai presidenti della Camera e del Senato delle nuove leggi e delle modifiche al codice della strada che tutelino i ciclisti.
Il riferimento è stato rivolto in particolare al limite minimo di distanza consentito, per effettuare il sorpasso di una bicicletta su strada. Bisogna stabilire delle regole chiare sulla distanza da mantenere mentre si sorpassano i ciclisti, perché qualche centimetro meno o più può salvare o mettere in discussione una vita.
Moreno Argentin, Alessandro Ballan, Filippo Ganna, hanno condiviso l’appello lanciato dagli sportivi, nella speranza di un cambiamento immediato. Poi si sono aggiunte altre personalità di altre discipline tra cui giornalisti sportivi e sportivi come Yuri Chechi e Cristian Zorzi.
A rappresentare la strage dei ciclisti è un giovane volto di 16 anni, ucciso mentre pedalava a Ferrara. Storia non nuova, perché è un po’ ciò che è successo anche a Thomas Casarotto, Tommaso Capurso, Silvia Piccini e molti altri.
Soltanto nel 2021 a morire sono state 200 persone in bici e 500 pedoni, vittime che sono morte soltanto perché delle altre persone non si sono accorte di loro a causa dell’elevata velocità o di guida in stato di ebbrezza.
Purtroppo non molti lo sanno o comunque pochi considerano il fatto che la strada è di tutti, anche di bambini, di mamme che accompagnano i propri figli a scuola a piedi e di anziani che si spostano a piedi, lentamente, che magari hanno bisogno di più tempo per attraversare la strada e che vanno comunque rispettati.