Suzuki, i motivi del triste addio alla MotoGP. E se fosse un grave errore?

In MotoGP non ritroveremo Suzuki nel 2023. Una scelta annunciata all’improvviso e che appare ancora incomprensibile.

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Il saluto di Suzuki – MotoriNews

Torniamo allo scorso aprile, quando un terremoto ha scosso il paddock MotoGP. I test a Jerez si erano appena conclusi, quando nel box Suzuki arriva la notizia che gela ogni entusiasmo. I vertici della fabbrica in Giappone hanno deciso di chiudere il progetto nel Motomondiale alla fine del 2022. Una notizia che si è sparsa rapidamente, perfino Dorna ne era totalmente all’oscuro, e serve quasi un mese prima del comunicato ufficiale per dire che sì, era tutto vero. Il colpo tra i ragazzi Suzuki s’è sentito, basta guardare il cambio di rotta da quel momento… Un addio che appare ancora incomprensibile.

Suzuki, i motivi dell’addio

Nel comunicato ufficiale s’è parlato di cambiamenti all’interno della fabbrica. Meglio detto, togliere fondi da un progetto per investire in differenti settori dell’azienda. La conferma è arrivata in questi giorni dalle parole di Nobuo Fujii, responsabile marketing, che ha puntato il dito sulle esigenze dell’attuale mercato dei motori. “Reinvestiamo in carbon neutrality” ha dichiarato a Motorcyclenews.com. “In Suzuki stanno vagliando varie opzioni.” Ma non solo. “In questo periodo abbiamo assimilato nuove tecnologie da utilizzare nel corso degli anni.” Nessun accenno però ad una qualche possibilità di rivedere presto il marchio Suzuki in MotoGP. E chiude anche il sito ufficiale del reparto corse! La speranza è che non vengano definitivamente cancellate tutte le fatiche di Michio Suzuki dal 1952 in poi…

Ma è la mossa giusta?

Le corse sono la vetrina per tutti i marchi, che lì conquistano i propri appassionati. A livello di mercato poi, produzione e vendite sono in netta crescita. E c’è un paese in particolare ‘responsabile’ di questo segno positivo in Suzuki: l’India, dove il Motomondiale si recherà per la prima volta nel 2023! Sembra già una ghiotta occasione persa per la casa di Hamamatsu, che davvero non si è arresa di fronte a nulla. Né ad Alex Rins, due vittorie negli ultimi tre GP, che avrebbe voluto la sua moto per ricordo. Quella GSX-RR che invece verrà distrutta assieme a molte altre (non tutte) per non pagare le tasse d’importazione. Né a Shinichi Sahara, che aveva perso la sua consueta flemma per supplicare i capi Suzuki. Quel marchio non sarà al via in MotoGP nel 2023, una grossa perdita per tutta la classe regina del Motomondiale. Con il sempre vivo augurio che ci sia un ripensamento per il futuro.

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