Il primo maggio di 28 anni fa il mondo ha salutato per l’ultima volta Ayrton Senna, vittima di un incidente durante il Gran Premio di San Marino ad Imola alla curva Tamburello. Celebriamo il ricordo di un grande campione- e uomo- attraverso alcuni momenti chiave della sua carriera.
Saudade è un termine usato nella lingua portoghese che spesso è tradotto come malinconia o nostalgia ma, in realtà, è qualcosa di molto di più. E’ una sensazione di vuoto improvviso, un dolore affine alla mancanza di casa o di un caro ma mista alla volontà di rivivere quelle sensazioni.
Oggi, come da ventotto anni, questa sensazione di saudade si rimembra in tutti gli appassionati di motorsport ricordando la scomparsa di Ayrton Senna. Il tre volte campione del mondo perse la vita dopo un incidente durante il Gran Premio di San Marino, ad Imola, alla curva Tamburello.
Inutili furono i soccorsi del medico ufficiale della Formula 1, nonché suo grande amico, Sid Watkins. Il 34enne brasiliano perse la vita qualche ora dopo all’Ospedale di Bologna. Oltre ad essere un pilota dal manico sopraffine, tutti lo descrivevano come una grande personalità e oggi, in suo ricordo, ricordiamo i tre grandi eventi che lo hanno distino come un’icona di questo sport.
Estoril 1985, la prima di una lunga serie
La stagione 1985 di Formula 1 non inizia benissimo per Ayrton, con un ritiro alla prima gara in Brasile. Dopo un biennio magro di risultati alla Toleman, eccezion fatta per il miracoloso podio a Montecarlo, Senna era passato alla più competitiva Lotus dove doveva dimostrare il suo talento. Il weekend della seconda tappa del campionato, all’Estoril, inizia sotto una buona stella per il brasiliano. Nelle prove libere è il più veloce di tutti, rifilando quasi un secondo all’espero compagno di squadra Elio De Angelis, e in qualifica riesce a stampare una straordinaria pole position.
Improvvisamente, però, le condizioni per la gara cambiano, con un violento temporale che si staglia sulla penisola iberica. Team e piloti cambiano assetti e strategie, con le gomme da bagnato che prendo posto di quelle slick. All’apertura della corsa ci sono alcune vittime: da Martini su Minardi fino ai campionissimi Nigel Mansell e Keke Rosberg.
Un presagio di pericolo che non spaventa il venticinquenne paulista che procede ad un’andatura imprendibile per chiunque, delucidando agli addetti ai lavori la sua grande abilità sul bagnato affinata grazie ai suoi allenamenti con i kart in quel di Interlagos. Furono 67 giri di grande controllo e dominio: tutti furono vittima del suo doppiaggio, eccezion fatta per Michele Alboreto che si salvò per un battito di ciglia.
Nel giro d’onore, Ayrton alza i pugni e non riesce a trattenere l’emozione sul podio. E’ il giorno più bello della sua carriera, il primo di una lunga serie di successi. La Formula 1 ha scoperto una stella: Ayrton Senna.
La(sana) rivalità con Prost
La Formula 1 tra fine anni ’80 e anni ’90 è caratterizzata dal grande duello tra Ayrton Senna e Alain Prost. Il tutto inizia nel 1988, quando il brasiliano approda in McLaren come compagno di squadra del francese, già vincitore di due campionati. Nonostante Prost realizzi più punti, per la regola degli scarti che permetteva lo scarto dei cinque peggiori risultati, Senna ottenne il suo primo titolo mondiale.
Gli episodi più noti risalgono alla stagione successiva: dagli accordi interni mai rispettivi, ai giochi politici che confluiscono nel Gran Premio del Giappone. A Suzuka, penultimo appuntamento dell’anno, Prost è tranquillamente leader e, per riagganciarlo, Senna deve vincere entrambe le gare. In quell’appuntamento, la Casio Triangle, la chicane che corrisponde alla terzultima e penultima curva del tracciato, diventa luogo del contatto tra i due alfieri della McLaren.
Ayrton non può accontentarsi di un secondo posto per sperare nel titolo e, dopo aver raggiunto il suo compagno di squadra, sferra un aggressivissimo attacco al francese alla chicane sopracitata. Prost, però, chiude la porta: il contatto è inevitabile e le due vetture finiscono sulla via di fuga. Senna, però, riesce a ripartire tagliando la chicane ma con un alettone danneggiato. Nonostante il cambio gomme riuscì a vincere il Gran Premio, salvo poi essere squalificato e consegnare il titolo di campione del mondo ad Alain che passò la stagione successiva alla Ferrari.
I due, però, continuarono a battagliare per il campionato e la pista di Suzuka fu nuovamente scenario di polemiche. In quel caso, però, l’inseguitore è Prost ed entrambi non ottennero risultati dal Gran Premio del Giappone. In questo caso, il contatto tra la Ferrari e la McLaren avvenne in curva 1, con il francese che rinuncia alle speranze di rimonta di fronte al suo grande rivale che vince il suo secondo campionato.
Dopo un biennio di non competitività dell’uno o dell’altro, il 1993 fu l’anno del rappacificamento. Prost vinse il quarto titolo mondiale, per poi ritirarsi al termine della stagione, con Ayrton che ottiene un paio di vittorie nonostante una McLaren deficitaria. Non mancarono i momenti di sano duello tra i due, specie sul bagnato. All’ultima gara dell’anno, è manifestata in pubblico l’amicizia tra i due. Senna ne esce vincitore proprio davanti a Prost ma il brasiliano invita il francese a salire sul gradino più alto del podio, abbracciandolo. I due hanno scritto la storia di di questo sport ma quel capitolo era ormai giunto a conclusione.
Il salvataggio di Erik Comas
Spa, 28 agosto 1992. Durante le prove libere del Gran Premio del Belgio, il pilota francese Erik Comas perde il controllo della sua Ligier nel velocissimo tratto di Blanchimont, carambolando a centro pista con motore acceso e in pieno stato di incoscienza.
Poco lì dietro si trova la McLaren di Ayrton che riesce a superare la nuova di fumo ma vede il piede del pilota spingere sull’acceleratore. Nonostante il grande rischio esplosione e di essere investito da altre vetture, Senna esce dalla macchina per spegnere la Ligier e aiutare il collega, riportando la tua testa in una posizione naturale in attesa del supporto medico.
Una manovra che ha salvato la vita del pilota francese che prese conoscenza e ritornò in pista al successivo gran premio. Una dimostrazione di grande umanità del pluricampione del mondo che sarà visto vivo per l’ultima volta proprio dallo stesso Comas. Un evento che lo traumatizzò tanto da annunciare il ritiro dalle corse, salvo poi essere convinto dal capo di Larrousse quantomeno a terminare l’anno.
Senna, ci manchi
A pensare che Ayrton non voleva nemmeno gare quel primo maggio del 1994. L’aveva avvertito Sid Watkins dopo l’incidente che aveva causato la morte di Roland Ratzenberger alla Tamburello “Ayrton, ormai sei un campione e non devi dimostrare nulla a nessuno. Non scendere in pista domani, andiamo insieme a pescare“.
Il tre volte campione del mondo, però, con il convincimento di Sir Frank Williams decide di scendere in pista alla guida di una Williams non conforme al suo stile di guida. Al settimo giro del Gran Premio di San Marino, alle 14:17, il pubblico presente ad Imola si ammutolisce improvvisamente. Alla curva Tamburello si schianta violentemente la vettura numero 2 di Ayrton Senna. Il tre volte campione del mondo esce velocemente dalla curva e perde il controllo dello sterzo. Lì non può che sperare, provando a frenare il più forte possibile, ma l’impatto è inevitabile.
La Williams è improvvisamente divelta e Ayrton perde conoscenza. Nell’impatto, infatti, la sospensione colpisce la parte superiore del casco causando un gravissimo trauma cranico e un’ingente perdita di sangue. Nonostante tutti gli sforzi dell’Ospedale di Bologna, quattro ore dopo Senna perse la vita.
Ayrton Senna non era solamente un pilota dal grandissimo talento: nei 162 GP percorsi, conditi da 41 vittorie e tre tioli mondiali (1988,1990,1991), divenne un denominatore comune per ogni appassionato e non di questo sport. Per tutti era diventato un amico che ogni domenica supportavi dal tracciato, dalla radio o dalla televisione. La sua umanità, la sua semplicità resero questo personaggio un idolo non solo per la sua generazione ma anche dei giovanissimi che ammirano le sue magie e immaginano, almeno per un secondo, di poter vivere le emozioni cha trasmesso questo ragazzo di San Paolo.