Il Gruppo FCA e soprattutto Fiat potrebbero ripensare il “Piano Italia” nel caso in cui il governo nazionale lasciasse l’ecotassa per le auto come prevista nelle scorse settimane. Così Pietro Gorlier, responsabile FCA EMEA: “Il sistema di bonus-malus inciderà significativamente sulla dinamica del mercato, in una fase di transizione del settore estremamente delicata, modificando le assunzioni alla base del nostro piano industriale. Se tale intervento fosse confermato fin dal 2019 si renderà necessario un esame approfondito dell’impatto della manovra e un relativo aggiornamento del piano”.
L’ecotassa andrebbe a penalizzare fortemente le vendite auto di FCA e d Fiat. I contributi, così come previsti, sarebbero stati tutti e solo per vetture elettriche o ibride. FCA non ha ancora modelli del genere. Inoltre la tassa così come prevista andrebbe a penalizzare i modelli con emissioni di CO2 superiori ai 110 g/km. Riassumiamo in breve le fasce di pagamento in base alle emissioni:
Fiat avrebbe diversi modelli “di punta” sottoposti a sovrattassa. Inoltre nella proposta del governo le auto si troverebbero a pagare a prescindere dalla loro categoria di omologazione per quanto riguarda le norme anti inquinamento. In sostanza un ipotetico acquisto di auto Euro4 che emette 115 g/km di CO2 farebbe pagare 150 € il compratore. Una vettura nuova Euro 6d-temp che emette 121 g/km pagherebbe 300 €. Quasi un controsenso. Facciamo alcuni esempi di auto Fiat oggi in commercio:
Insomma tutti i modelli Fiat di largo consumo sarebbero penalizzati. Dopo l’adeguamento dei motori alla normativa Euro 6d-temp ed le nuove procedure per la valutazione dei consumi medi WLTP che hanno causato una contrazione del mercato auto, questa sarebbe la mazzata definitiva. e tutto questo comporterebbe un dietrofront sugli investimenti futuri di FCA nel Belpaese.
Quali sarebbero le scelte di FCA e di Fiat nel caso fosse confermata l’ecotassa? La prima a saltare potrebbe essere la nuova Panda che verrebbe ri-destinata all’estero come produzione come era stato previsto dal precedente piano di Marchionne. Uno slittamento dell’ibrido a Melfi nella seconda metà del 2020, mancherebbero utili per poter partire prima. Meno sviluppo e ricerca di nuovi motori a Termoli. Parziale revisione di quanto detto per Fiat 500 e modello a 5 porte (anche elettrico). Insomma Fiat tornerebbe indietro e non di poco.
Studi recenti parlano di una possibile contrazione delle vendite auto nuove stimata tra l’8 ed il 12 % rispetto alla chiusura del corrente anno. E già il 2018 probabilmente chiuderà in rosso rispetto al 2017. I danni sarebbero consistenti anche per lo stato con una perdita di introiti (mancati incassi da IVA ed IPT) di circa 500 milioni di euro. Stando alle ultime voci, sembra comunque che il Vicepremier Di Maio stia tornando sui suoi passi rispetto all’ecotassa. Già contrario, invece, l’altro Vicepremier Salvini.