I piloti della MotoGP si lamentano dei contratti e degli ingaggi in Safety Commission. L’idea di formare un sindacato è più volte fallita.
Venerdì pomeriggio i piloti della MotoGP si sono ritrovati nella consueta riunione in Safety Commission alla presenza di Carmelo Ezpeleta. Stavola non si è parlato solo di sicurezza, ma di un argomento scottante alla luce di quanto avvenuto con l’annunciata uscita della Suzuki dal Mondiale a fine campionato. Gli atleti si lamentano della precarietà dei contratti e degli ingaggi al ribasso.
Un esempio lampante è quanto successo una decina di giorni fa tra Romano Fenati e Speed Up Moto2, con il pilota marchigiano licenziato in tronco da Luca Boscoscuro. Sembra assurdo essere scaricati da un giorno all’altro, mentre per un pilota è impossibile lasciare la squadra senza ritorsioni economiche. Ma a preoccupare sono anche gli stipendi che, dopo la pandemia di Covid-10 e la guerra in Ucraina, tendono ad essere abbassati senza motivo.
Da un lato non si può negare la crisi finanziaria internazionale, che costringe i costruttori a rivedere i conti. Proprio come è avvenuto nei ranghi della Suzuki, che ha dovuto dirottare gli investimenti sul reparto auto per affrontare le sfide future, tagliando una grossa fetta di spesa dal settore racing. Ma un pilota che ha preferito mantenere l’anonimato, come riferisce ‘Autosport’, non accorda le lamentele dei marchi di fabbrica: “La MotoGP è un grande show e business, che muove un sacco di soldi, e noi piloti siamo i pagliacci di questo circo“.
Da anni i piloti del Motomondiale provano ad organizzarsi in un sorta di sindacato che riesca a tutelare i loro interessi, come avviene ad esempio in Formula 1 nella Grand Prix Drivers’ Association (GPDA). Ma non c’è mai stata quella unione di gruppo tale da realizzare questo progetto. A parlarne è Pol Espargarò che sottolinea la mancanza di una figura centrale all’interno del paddock che sia capace di prendere in mano le redini della situazione.
In passato c’era Valentino Rossi che poteva farsi da portavoce, ma ogni tentativo è andato a vuoto: “Non abbiamo mai avuto un leader con una motivazione sufficiente per creare un’associazione dei piloti“, ha detto il pilota della Repsol Honda. “Sicuramente la persona giusta era Valentino Rossi e, nonostante se ne sia parlato molte volte, non ha mai fatto il passo per portarlo avanti“.