Alberto Puig, manager Honda, replica alle dichiarazioni di Piero Taramasso, boss della Michelin, all’indomani delle polemiche post Mandalika.
Il week-end di MotoGP in Indonesia ha lasciato alcuni strascichi sulla vicenda della carcassa Michelin portata appositamente per il Gran Premio, contrassegnato da temperature dell’asfalto oltre i 60°C. Il fornitore francese ha scelto, all’indomani dei test invernali, di portare una costruzione più dura per la gara, al fin di garantire una maggiore sicurezza dei piloti. Ma rispetto ai test Irta il feeling dei prototipi è mutato non poco.
All’indomani del Gran Premio, che per Honda si è concluso con il 12° posto di Pol Espargarò e l’incidente di Marc Marquez nel warm-up, Alberto Puig, team manager HRC, aveva pubblicamente chiesto di poter chiarire la situazione con Michelin. Taramasso ha risposto mediaticamente, dicendo che la RC213V non si era ben adattata alla carcassa più dura non lavorando al meglio sul setting della moto. A distanza di pochi giorni arriva però la replica della Casa dell’Ala dorata.
In un’intervista ad ‘Autosport il manager catalano ribatte alle dichiarazioni del responsabile della Michelin. E sottolinea come Honda non sia l’unico costruttore ad aver lamentato un feeling non ottimale con la costruzione dello pneumatico. “Dal 1966 ci siamo adattati a molti cambiamenti tecnici, inclusi pneumatici, cilindrate, classi, ecc. Abbiamo vinto 25 campionati costruttori e 21 campionati mondiali piloti di classe regina. Questo significa non sapersi adattare? OK, è la prima volta che sento questo“.
Ma Alberto Puig va giù duro contro il boss della Michelin Piero Taramasso che, a suo dire, baserebbe le sue opinioni su dati informatici, preferendo questi ai commenti dei piloti. Inoltre i cambiamenti andrebbero discussi prima e non imposti a priori. “Ogni volta che parliamo delle sue gomme diventa ipersensibile, non ammette errori da parte sua e questo è sbagliato. Tutti possiamo sbagliare, anche lui“.
Il manager HRC ricorda di aver corso per molti anni in qualità di pilota negli anni Novanta e di aver svolto delle belle gare proprio con gomme Michelin. Quindi sa di cosa ha bisogno un pilota per sentirsi a suo agio, meglio di quanto possa sapere una persona “in ufficio o davanti a un pc“. L’azienda francese aveva già impiegato questa carcassa nel 2017 e 2018 sulle piste di Thailandia e Austria, che hanno un layout ben diverso da quello di Mandalika. Qui le moto trascorrono gran parte del tempo sul giro in angolo di piega, non essendoci lunghi rettilinei.
Alberto Puig non ritiene che la costruzione dello pneumatico sia responsabile della caduta di Marc Marquez nel warm-up alla curva 7. Ma conclude: “In tutti gli incidenti ci sono elementi che contribuiscono e le gomme fanno parte dell’equazione… Il signor Taramasso deve capire che se alcuni dei miei piloti hanno dei problemi o dei dubbi su qualcosa che riguarda la nostra moto, il mio compito di team manager è quello di indagare sul problema e dare soluzioni ai miei piloti“.