Pecco Bagnaia è il nuovo campione del mondo di MotoGP. La Ducati Desmosedici GP22 è un mostro di ingegneria che ha dominato la classe regina.
Ducati raggiunge per la seconda volta nella storia il sogno iridato in MotoGP. Dopo l’impresa di Casey Stoner nel 2007 ci sono voluti quindici anni per riportarsi sul tetto del mondo. A Pecco Bagnaia il merito di aver centrato il secondo sigillo, freddo e pulito nella guida, capace di rimontare un gap di 91 punti in classifica da Fabio Quartararo e chiudere a +17 sul campione uscente.
Una nuvola rossa capace di ribaltare ogni pronostico, di inanellare sette vittorie e tre podi, aggiudicandosi anche il BMW M Award, riservato al miglior poleman della stagione. “Sono orgoglioso di quello che ho fatto“, ha ammesso Pecco Bagnaia dopo il Gran Premio di Valencia. “In seguito alla caduta del Sachsenring ho perso la fede per un’ora, il Mondiale mi sembrava perso, ma subito dopo ho ricominciato a crederci e a lavorare“. Da Assen ha iniziato una rimonta senza precedenti che lascerà parlare a lungo gli appassionati di MotoGP.
Buona parte del merito di questo trionfo mondiale va anche a Gigi Dall’Igna e ai suoi uomini, in grado di allestire una Ducati Desmosedici GP capace di adattarsi a diversi stili di guida, oltre che essere veloce su ogni tracciato. Un bolide da 1000cc in grado di erogare 290 CV. A confermare la bontà di questo prototipo forgiato a Borgo Panigale è il mondiale costruttori (il terzo in tre anni) vinto con largo anticipo grazie alle 12 vittorie in 20 gare divise tra Bagnaia (7) Bastianini (4) e Miller (1).
Un dominio assoluto se confrontato alle 3 vittorie della Yamaha, alle 2 di Suzuki, alle 2 di KTM e alla vittoria singola di Aprilia. La Ducati Desmosedici primeggia in fase di accelerazione e velocità massima, ma non è solo e tutto motore. Il telaio ha uno schema a doppio trave e una ciclistica perfettamente adatta al V4.
In realtà Ducati ha fatto scuola per anni anche nel campo dell’aerodinamica, è stata la prima ad introdurre le ali laterali e posteriori, la prima a progettare l’abbassatore anteriore della moto in partenza, costringendo gli avversari a copiare le sue trovate tecniche: dalle ali al dispositivo holeshot, dal raffreddamento del serbatoio benzina al “cucchiaio” sotto il forcellone. Tanto da essere considerata la “Ferrari” delle due ruote. La potenza è di circa 290 Cv e il peso del propulsore è di circa 50 kg mentre la velocità massima supera i 360 km/h. Il cambio seamless ha 4 corpi farfallati controllati dal ride by wire e due iniettori per cilindro. Le sospensioni sono Ohlins, i cerchi da 17 pollici Marchesini con pneumatici Michelin e freni Brembo da ben 340 mm. Una moto mostruosa che al momento non ha rivali.