Ducati campione del mondo di MotoGP con Pecco Bagnaia, ma Ducati ha un prezzo da pagare per il successo iridato.
L’arrivo di Gigi Dall’Igna in Ducati alla fine della stagione 2013 ha aperto una nuova era nel team di Borgo Panigale impegnato in MotoGP. Poco più di un anno prima sono arrivati in squadra Davide Tardozzi, team manager, e Paolo Ciabatti, direttore sportivo. Insieme hanno dato una scossa all’ambiente, arrivando a sfiorare per tre volte il titolo iridato con Andrea Dovizioso, ma senza mai riuscirci.
Finalmente nel 2022 Ducati ha saputo conquistare il suo secondo Mondiale nella storia dopo quello di Casey Stoner nel 2007; buona parte del merito è sicuramente da attribuire al pilota Pecco Bagnaia, ma il direttore generale Gigi Dall’Igna è sicuramente l’anello centrale del progetto MotoGP, capace di rivoltare il regolamento e il paddock come un calzino, con l’introduzione delle alette e poi delle carene aerodinamiche, i dispositivi holeshot all’anteriore e al posteriore, il famoso “cucchiaio”. Novità che hanno costretto i competitor ad adeguarsi, a volte a fare quadrato per spingere sulla messa al bando di alcune trovate.
Non c’erano riusciti i vari Valentino Rossi, Jorge Lorenzo e Andrea Dovizioso a vincere il titolo piloti, c’è invece riuscito il giovane Pecco Bagnaia. “Il pilota è il fattore più importante. In questa stagione Bagnaia ha fatto registrare 189 giri al comando, mentre Quartararo ne ha fatti 76. Gli altri piloti Ducati ne hanno collezionati ancora meno e questo dimostra la qualità di Bagnaia“, ha dichiarato l’ingegnere veneto a Speedweek.com.
Ma non si può negare che dietro codesta vittoria mondiale c’è il grande lavoro di uno staff che lavora dietro le quinte, diviso per aree tecniche. “Il mio obiettivo è sempre stato quello di sviluppare una moto completa che consenta diversi stili di guida. Così è successo anche in questo campionato“, ha proseguito Gigi Dall’Igna. Merito dei manager Ducati anche aver portato ben otto moto in pista, offrendo dei pacchetti molto vantaggiosi ai nuovi arrivati Gresini Racing e Mooney VR46.
E forse il meglio deve ancora venire, perché con otto prototipi e i dati raccolti durante la stagione 2022, anche la prossima potrebbe rivelarsi a favore della Rossa. Non restano certo a guardare gli avversari, a cominciare da KTM, che ha soffiato molte figure al gruppo emiliano, da Alberto Giribuola a Fabiano Sterlacchini, da Francesco Guidotti a Cristhian Pupulin, oltre al pilota australiano Jack Miller. “I nostri ingegneri più talentuosi ci lasciano? Ne formeremo altri. Puntiamo sulla crescita dei giovani, che siano piloti o ingegneri“, ha concluso Dall’Igna.