Casey Stoner ha scritto pagine di storia in MotoGP prima del ritiro prematuro. Tanti i fattori in gioco che hanno spinto alla sofferta decisione.
Nell’ultimo scorcio di stagione MotoGP nel paddock si è riaffacciato un ospite illustre come Casey Stoner. O forse la definizione di ospite è inappropriata per un due volte campione del mondo con due costruttori diversi. L’unico ad aver portato Ducati sul tetto del Motomondiale, tra i pochi a dare filo da torcere a Valentino Rossi. Un ritiro assai discusso il suo, rimpianto da tanti tifosi per il suo talento “oceanico” spento sul più bello.
Alla fine del 2012 aveva sul tavolo un lauto contratto da parte della Honda, ma ha rifiutato. Una scelta che poi ha spalancato le porte al nuovo astro nascente Marc Marquez, campione del mondo sin dall’anno di esordio nel 2013. Se la casa dell’Ala dorata ha avuto pochi rimpianti, non può dirsi altrettanto per milioni di appassionati che avrebbero voluto ancora vivere delle sue pieghe e dei trionfi in MotoGP. I numeri del fuoriclasse australiano sono indiscutibili: 45 vittorie, 43 pole position, 89 podi. A soli 27 anni la stella ha poi deciso di spegnersi dalle scene internazionali e ritirarsi quasi a vita privata, salvo qualche ulteriore comparsa come collaudatore negli anni a venire.
L’addio di Stoner alle corse
Cosa ha spinto Casey Stoner al ritiro è affare ormai noto: non reggeva più la pressione mediatica, del suo team, di un ambiente troppo freddo e ostile per il suo carattere mite. In una recente intervista nel podcast “Gypsy Tales” confessa qualche retroscena inedito sugli ultimi anni di carriera: “Pensavo fosse stress, credevo che tutti più o meno fossero stressati. Recentemente mi hanno diagnosticato l’ansia, adesso mi ha bloccato la schiena, a tal punto che dovrei sostituire due dischi (intervertebrali)”.
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Nella frenesia dei week-end di gara il bicampione non ha compreso al volo questo stato emozionale. La MotoGP è uno sport dove si corre al limite, non è solo una questione di motore e potenza, ma anche di equilibrio mente-corpo. C’è poi da reggere il peso della celebrità, dei risultati, delle richieste del team. “Per me è stato difficile affrontare la pressione e la fama. Ci sono piloti come Marc Marquez e Valentino Rossi che non ne risentono. Non mi sono mai sentito a mio agio con la stampa e circondato da persone“.
Vittoria chiama vittoria, gli interessi economici premono, quando si è al top della carriera sprofondare può essere un attimo. Anche nei momenti di trionfo Casey Stoner non riusciva a metabolizzare quel mondo che a tratti lo fagocitava. “Più andavo veloce nei week-end più volevo morire, ero nauseato e non volevo correre“. Nel 2012 nasce anche la primogenita Alessandra Maria, un motivo in più per dedicarsi alla famiglia e ritirarsi nella sua fattoria in Australia. Il lavoro aveva ormai dato soddisfazioni leggendarie, era giunto il momento di ritirarsi. “Quando sei il numero uno tutti si aspettano che tu vinca sempre. Mi ha distrutto. Solo dopo il ritiro ho capito perché mi stava accadendo“.