Andrea Dovizioso lascia la MotoGP in un’epoca di cambiamento storico: i costruttori italiani preparano il sorpasso sui giapponesi.
La classe regina del Motomondiale sta vivendo una fase storica di cambiamento. Negli ultimi 50 anni i costruttori giapponesi hanno monopolizzato la massima serie, ad eccezione del 2007, quando ad assurgere a campione fu la Ducati di Casey Stoner. Attualmente la Yamaha è campione in carica e in testa al campionato, ma Aprilia e Ducati stanno dimostrando di poter essere superiori ai rivali d’Oriente.
Strano il destino di Andrea Dovizioso, che dopo l’addio alla Ducati al termine di otto stagioni, ha svolto diversi giorni di test in sella alla Aprilia RS-GP. Quando però si è aperta la possibilità di approdare in Yamaha non ci ha pensato due volte, ritenendo il prototipo di Noale troppo distante dal suo modo di guidare. Con la YZR-M1 non è andata sicuramente meglio, ma chissà come sarebbe andata con la moto del costruttore veneto.
Dovizioso chiude con un marchio giapponese
Andrea Dovizioso ha vissuto il suo periodo di maggior successo con il marchio Ducati, vincendo 14 gare in MotoGP e chiudendo per tre volte al secondo posto, alle spalle di Marc Marquez. Alla fine del 2020 ha deciso di prendersi un periodo sabbatico, fino a quando non è arrivata la chiamata di Iwata che, insieme allo sponsor italiano WithU, lo hanno fortemente voluto con i propri colori.
In questo momento i marchi italiani sono più forti dei giapponesi? “Questo è chiaro, il cambiamento è iniziato da cinque o sei anni“, ha spiegato il veterano della MotoGP a Speedweek.com. “La struttura dei produttori europei è completamente diversa rispetto a quella dei giapponesi“.
Anche per questo motivo l’impresa di vincere con la Yamaha non gli è riuscita. “Non posso provare a cambiare la situazione. Ma dopo aver parlato tante volte con loro, capisci. Questa è la mentalità, questa è la caratteristica del costruttore“, ha aggiunto Andrea Dovizioso. “I produttori europei stanno dimostrando quanto sono bravi perché lavorano in modo diverso“.
Cambia la struttura della squadra, c’è più coraggio a testare componenti e a portarli in pista, meno passaggi burocratici. Adesso Yamaha e Honda dovranno modificare le loro filosofie se vogliono continuare a recitare un ruolo di primo piano nella classe MotoGP.