Andrea Dovizioso e Yamaha ancora lontani dal trovare il giusto feeling. La stagione MotoGP inizia con un campanello d’allarme.
Al termine della stagione MotoGP 2020 le strade di Andrea Dovizioso e Ducati si sono divise. Ai box c’era troppa incomprensione e il forlivese, tre volte vicecampione del mondo con la Rossa, non si sentiva seguito come avrebbe desiderato e meritato. L’azienda di Borgo Panigale ha rivoluzionato modo di pensare puntando sui giovani Pecco Bagnaia e Jack Miller, portando i rookie Luca Marini, Enea Bastianini e Jorge Martin nei team satelliti. Il Dovi si è preso qualche mese di pausa dedicandosi alla sua grande passione per il motocross.
L’obiettivo del pilota era attendere uno spiraglio nel mercato piloti e un primo invito è arrivato da Aprilia, che gli ha concesso alcuni test privati con l’intento di proseguire l’evoluzione della RS-GP e magari riportarlo in pista a pieno regime. Il sogno di Noale è svanito, l’attesa si è prolungata e, quando si è aperta la possibilità di ingaggiare Maverick Vinales, non si è perso tempo. Intanto Andrea Dovizioso firmava con Yamaha per prendere un posto nel box satellite di Razlan Razali (ex Petronas SRT), dove andava a sostituire Franco Morbidelli, intanto passato al team factory, e ad affiancare Valentino Rossi. La YZR-M1 sembrava la moto adatta per il ritorno in grande stile, ma presto si è dovuto ricredere.
Già nell’ultimo scorcio di stagione Dovizioso ha provato a familiarizzare con il prototipo di Iwata basato sulla vecchia versione 2019. L’approccio non è stato molto positivo, ma c’era la speranza di poter migliorare una volta che gli venisse affidata la M1 ufficiale. Nulla da fare, anche nei test invernali non ha brillato e la prima gara stagionale a Losail ha portato a galla le difficoltà dell’ex Ducati. Il 14° posto finale in Qatar è quasi un miracolo, reso possibile anche grazie alla varie cadute e forfait di alcuni avversari (vedi Martin, Bagnaia, Miller).
Il feeling tra Andrea Dovizioso e la Yamaha M1 è ancora lontano dall’essere raggiunto. Dopo otto stagioni in MotoGP in sella alla Desmosedici è necessario cambiare stile di guida, specialmente in frenata, uno dei vecchi punti di forza del forlivese. Impresa non facile, che richiede giornate e chilometri di test, ma con il mercato piloti che avanza ad ampie falcate. Se non arriveranno risultati incoraggianti da qui alla pausa estiva potrebbe essere l’ultima stagione mondiale per il Dovi.
Non è solo questione di guida, perché il prototipo di Iwata lamenta anche ritardi tecnici comuni a tutti i piloti del marchio. Mancanza di potenza sui rettilinei, tallone d’Achille sbandierato da mesi dal campione in carica Fabio Quartararo. E quando la M1 si ritrova ad inseguire le rivali si registra un aumento della pressione alla gomma anteriore che rende difficile la percorrenza di curva. “Non guido la Yamaha come si dovrebbe – ha ammesso Andrea Dovizioso dopo la gara del Qatar -. Ha delle buone caratteristiche, ma puoi guidarla solo in un certo modo. Il distacco con i primi è molto grande e se parti così indietro non è facile… Potrei dire tante cose, ma non credo sia questo il momento“.