Aleix Espargarò racconta le emozioni dopo l’exploit del 2022 e ricorda le difficoltà attraversate in passato.
La carriera di Aleix Espargarò ha preso una nuova piega dopo la vittoria in Argentina dello scorso anno. L’alfiere di Granollers ha esordito nel 2005 nel Motomondiale, scalato le tre classi fino ad arrivare in MotoGP nel 2010, dal 2012 in maniera stabile. Ma fino alla passata stagione non era mai riuscito a centrare una vittoria, ha trascorso momenti difficili, specie nei primi anni con l’Aprilia, quando era ancora una moto acerba e spigolosa.
In sella alla RS-GP da sei stagioni, ha fortemente contribuito allo sviluppo di questa moto, ne conosce pregi e difetti fino a diventare padrone assoluto della materia. Ad Aleix il merito di aver portato la prima vittoria in MotoGP al costruttore veneto, oltre che la prima della sua carriera. A seguire sono arrivati altri cinque podi, il sesto è andato in fumo per una distrazione all’ultimo giro nel Gran Premio di Barcellona. Adesso è pronto per tentare il colpaccio iridato negli ultimi due anni di contratto, dopo di che potrebbe dire addio al Mondiale.
L’exploit di Aleix Espargarò
Nella docu-serie “Ne può restare solo uno” andata in onda su Dazn, il pilota di Granollers rivive le emozioni del passato fino al 2022. “La mia carriera è stata come un ottovolante. E’ un esempio che dimostra come non bisogna mai arrendersi, perché se lavori duro alla fine ottieni ciò che davvero meriti“. L’exploit dell’anno scorso gli ha dato fiducia nei propri mezzi e nel potenziale della squadra. “Quindi perché non sognare? Sono come il vino, ogni anno migliora“.
Nel biennio 2015-2016 con la Suzuki ha raccolto buoni risultati, poi è arrivata Aprilia a corteggiarlo, un team che allora era poco appetibile. “Nessuno credeva in questo progetto e i piloti più veloci non volevano andare“, ha ricordato Aleix Espargarò. Ci ha provato, creduto, mai mollato nei momenti più complicati. Con l’arrivo di Massimo Rivola nel 2019 molto è cambiato e anche la RS-GP ha iniziato a prendere quota.
Sembra incredibile essere arrivato a giocarsi il titolo mondiale dopo quasi venti anni di carriera sembra alle spalle dei migliori. Ora l’Aprilia può offrirgli l’occasione della vita. “Quando vado alle gare, i miei figli mi dicono sempre ‘Papà, ricordati di portarci un trofeo questo fine settimana’. E rispondo: ‘Va bene, porterò un trofeo.’ Non sanno davvero come è stato difficile in passato per me. Per loro è normale, ma per me non è normale, è molto raro“.