Non c’è motociclista che in un giro in moto con gli amici, quando si è arrivati su al passo, non si senta un po’ un pilota del motomondiale. E per atteggiarsi, magari, per un sorpasso, per una staccata o per una curva presa davvero bene a ginocchio a terra, dica agli amici “l’ho fatta quasi come Rossi”.
Il dottore è nei cuori degl’italiani e tutti lo conoscono. Dalle nonne che dicono al nipotino di andare piano sul motorino, alle mamme preoccupate per i racconti del giro in moto del figlio.
Se qualcuno dice motociclismo non esiste persona che non citi o si senta o ami per almeno una volta Valentino Rossi.
Le parole dell’annuncio del ritiro, in quella conferenza stampa del 5 agosto, nel fine settimana del Red Bull Ring in Austria, sono risuonate in tutto il mondo. Hanno lasciato di stucco appassionati, tifosi e piloti che pur sapendo che quel giorno sarebbe comunque arrivato, presto o tardi, non volevano che accadesse.
Tutto nacque ancor prima che Valentino venisse al mondo. Il papà Graziano fu un pilota del motomondiale di talento anche se non estremamente vincente. Negli anni delle corse pazze in sella alle mitiche, indomabili, 2 tempi, precisamente della casa Moto Morbidelli, fondo quelle basi e quella passione che poi negli anni seguenti trasmise al figlio.
L’avventura del piccolo Doc iniziò stranamente a bordo di un kart 60cc. Perché? Graziano e la mamma Stefania vedevano la moto molto pericolosa e indirizzarono il figlio, comunque, su un mezzo veloce, ma meno pericoloso.
È per questo che, oggi, Vale conquista successi anche in macchina.
Con il proseguire dei tempi, e la crescita del piccolo Rossi, la famiglia si rende conto che il karting è troppo costoso e visto, anche, che l’interesse sulle moto, del figlio, si fa sempre più grande scelgono di trasferire quella passione alle due ruote con le minimoto.
Il resto lo conosciamo tutti. Una vita di successi che inizia molto presto, ancora prima di diventare maggiorenne.
Gli anni in 125cc con quelle due tempi che erano altro che gentili. Poi il salto in 250cc dove le cose si fecero sempre più serie. E infine il coronamento di un sogno, quello di vincere un mondiale nella classe regina la 500cc.
A quel punto un pilota qualsiasi avrebbe detto “ci sono riuscito, ho raggiunto l’obbiettivo” lasciandosi un po’ andare al caso, ma Valentino penso “è appena iniziata”, e fu veramente così.
9 mondiali dopo. Tre passaggi di team e moto, tra Honda, Yamaha e Ducati, con il ritorno in Yamaha, The Doctor ha cambiato il motomondiale rendendolo sempre più famoso.
Sono state tante le rivalità che lo hanno visto scontrarsi. Dalle prime gare in Sport Production con il primo vero avversario, e a come dice Graziano l’unico, il “Tex” Tessari. Alle lotte con Gibernau, Biaggi, Stoner e più recenti Lorenzo e Marquez.
È l’unica testimonianza, ancora in gioco, che ha visto il passaggio dalle due tempi alle quattro tempi. Quella fine di un’era così affascinante e l’inizio della rivoluzione meccanica delle moto.
Come racconta lui, “prima si andava molto più piano rispetto ad oggi e anche i piloti non erano così atleti come ora. Si giocava più sul talento, che ogni pilota aveva, per vincere le gare, meno sulla preparazione fisica. Ora è un vero lavoro”
È stata una storia bellissima che ha appassionato gli italiani e il mondo a questo sport. Le mitiche lotte di Walkom 2004. Di Laguna Seca con Casey Stoner; di quella vittoria all’ultima curva di Barcellona contro Jorge Lorenzo, oltre a quelle con Marquez nel 2015.
Si ritira anche l’ultimo dei “mitici 4”, Stoner, Lorenzo, Pedrosa e ora Rossi. Quattro atleti che al confronto sarebbe difficile sceglierne il migliore, ma noi da italiani sappiamo chi scegliere.
La penultima tappa di Misano si è rivelata una vera e propria festa, una celebrazione tutta gialla, come alla fine è stata ogni gara del campionato. Che fini con il saluto di Valentino al pubblico in piedi sulle gomme.
Chissà come finirà questa volta essendo, davvero l’ultima corsa del Dottore sul circuito casalingo di Misano Adriatico “Marco Simoncelli. Staremo a vedere e speriamo in un bellissimo finale, Grazie Vale.
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