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Lancia, il futuro tra rilancio, vendita e fallimento

E’ stato il periodo compreso tra gli anni’80 e ’90 la vera età dell’oro per Lancia. Le vendite delle vetture stradali erano ottime ed il marchio, nato a Torino nel lontano 1906, spopolava nel motorsport. Sono ben 11 i titoli mondiali costruttori conquistati da Lancia nel campionato del mondo Rally. Una sequenza partita negli anni’70 con la Lancia Stratos, proseguita negli anni ’80 con la 037 e terminata con i sei mondiali consecutivi della Lancia Delta. Proprio così, dal 1987 al 1992 il mondiale rally non ha avuto vincitori al di fuori del mitico deltone. Poi? Poi è iniziata la crisi che, salvo piccole parentesi, non si è mai chiusa.

La Lancia Delta prima serie (1979-1994) vendeva tanto. Oltre 520 mila gli esemplari prodotti, con la mitica HF Integrale che ha segnato un’epoca. La vettura aveva prestazioni paragonabili alle sportive odierne. Anticipò i tempi di una ventina d’anni. Nessuna vettura dell’epoca poteva competere con lei se non si vanno a prendere le varie Porsche, Ferrari, Lamborghini, etc. Insieme alla Delta c’era una seconda Lancia che piaceva molto. La Lancia Thema prima serie fu prodotta dal 1984 al 1994 in oltre 350.000 esemplari. Una berlina di lusso, con motori potenti, ben rifinita, che nulla avrebbe da invidiare alle moderne berline tedesche. Al top di gamma c’era la Thema 8.32 chiamata anche Lancia Ferrari. Dotata di un motore direttamente proveniente da Maranello, la Lancia Thema 8.32 raggiungeva i 240 km/h, una vera bomba per l’epoca.

Poi dal 1994 il castello splendente e glorioso di Lancia cominciò a crollare. La Lancia delta prima serie venne rimpiazzata da un nuovo modello. La Delta seconda serie (1993-1999) non piacque mai per la linea. Era una via di mezzo tra una due volumi ed una tre volumi, una coda tronca, senza particolare appeal. La Lancia Delta seconda serie non partecipo a nessun evento sportivo e le vendite in 6 anni furono inferiori ai 134.000 esemplari. La Delta seconda serie uscì di produzione nel 1999 senza un rimpiazzo.

La Thema, invece, fu sostituita dalla Lancia K, altra berlina lussuosa, prodotta anche nelle versioni coupè e sw, che fece piuttosto bene in Italia in quanto a vendite. Nel 1995 nacque anche la piccola Lancia Ypsilon, erede dell’Autobianchi Y10. Grazie a lei, il marchio torinese chiude gli anni ’90 in discrete condizioni. L’ultima perla del marchio è rappresentata dalla Lancia Lybra. La berlina media nata nel 1998 e prodotta fino al 2005 ha soddisfatto i gusti di migliaia di famiglie. Scelta da chi aveva bisogno di spazio, ma non voleva un’auto troppo grande, la Lybra è stata apprezzata anche per le finiture molto curate e per gli optional da auto di categoria superiore.

A metà degli anni 2000 ecco il baratro. Nasce la Ypsilon seconda serie che tiene a galla il marchio, ma le altre uscite (Thesis e Phedra) non sfondano. Poi è la volta della Lancia Delta terza serie, una berlina a due volumi grande ma davvero poco apprezzata. Ne vendono solo 113 mila in 6 anni. Parallelamente Sergio Marchionne decide di provare etichettando delle auto prodotte in america con il marchio Lancia. Un vero buco nell’acqua. I tre modelli Thema, Grand Voyager e Flavia vendono pochissimo. Le auto sono pesanti, avrebbero bisogno dei motoroni a benzina made in USA per avere prestazioni discrete. Il 3.6 litri pentastar consuma tanto ed i propulsori a gasolio hanno pochi cavalli.

Queste tre vetture non rimangono in listino per più di 3 anni. Nel 2015 viene annunciato che Lancia continuerà solo con la Y, giunta intanto alla terza serie. Poi dal 2016 la Y viene commercializzata sono in Italia. Sparisce la rete vendita del Marchio in Europa. Oggi, nel 2018, la piccola Y comincia a sentire il peso degli anni. Nata nel 2011, con 7 anni e mezzo sul groppone, non è più al passo con le avversarie. In un crash test condotto oggi rischierebbe la figuraccia. Il problema è che all’orizzonte non si vedono soluzioni o nuovi modelli.

Lancia nel 2018 sta vendendo pochissimo. Con un mercato nazionale che si sta riprendendo, Lancia fa segnare un -33% dall’inizio dell’anno e difficilmente supererà quota 50.000 nel 2018. Numeri che fanno venire i brividi visto il passato glorioso del marchio. Ora ci domandiamo che futuro effettivamente potrà esserci per Lancia? Lo sapremo il 1 di giugno quando verrà rivelato il piano di investimenti del Gruppo FCA con tutte le novità di Fiat, Alfa Romeo, Jeep, Maserati, Ferrari e, forse, Lancia. Facciamo qualche supposizione, le ipotesi sono 3. Fallimento, vendita o rilancio.

Il fallimento del Marchio sarebbe una sconfitta per Marchionne e per il Made in Italy. Far morire dopo oltre 110 anni un marchio del genere perchè non redditizio è da pazzi. Oltretutto in una fase economica in cui il mercato auto sta crescendo. Diamo questa ipotesi a non più del 10% dello possibilità.

La vendita di Lancia potrebbe essere la prima soluzione plausibile. In tanti costruttori sarebbero disponibili ad acquisire un marchio con un passato così importante. Sia grandi case cinesi che marchi importanti che attualmente sono in cerca di partner come Mazda, Subaru, Jaguar-Land Rover. Un acquisto di Lancia potrebbe essere possibile anche da parte di chi punta alla leadership mondiale come Volkswagen, Nissan-Renault o Toyota. Lancia potrebbe essere rilanciata, seppure con un mercato di nicchia, sviluppando modelli dal design che richiama quelli di un tempo (037, Delta prima serie, Stratos, Fulvia, etc) dotati di tecnologia moderna (ibrida o elettrica). Un grosso partner potrebbe rilanciare anche questi prodotti di nicchia nel motorsport. Questa seconda ipotesi è possibile al 45%.

La terza ed ultima possibilità è quella di rilanciare internamente la Casa, sempre restando in FCA (45% di possibilità). Fiat, Alfa Romeo e Jeep stanno investendo in suv e crossover. Come ben si sa oggi se esci con un suv sfondi sicuramente nel mercato. Lancia avrebbe anche tutte le qualità per poterlo fare. Un crossover di piccole dimensioni, con interni di lusso sarebbe certamente alla portata del marchio. Da qui si potrebbe ripartire con una gamma di vetture almeno per riportare le vendite a 100-120 mila unità in Italia. Inoltre parallelamente si dovrebbe investire nella nuova Lancia Y, partendo magari da un pianale più moderno e leggero.

Noi abbiamo provato a fare delle previsioni, ma non assicuriamo nulla. Speriamo solo che una Casa automobilistica così importante non finisca nel cestino, portandosi dietro oltre un secolo di storia dell’automobile.

Giuliano Belfiore