A Jeddah, nel corso della prima sessione di prove libere di Formula 1, è esploso un missile a 20 km dal tracciato. Possibile matrice terroristica, GP a rischio.
Verso la conclusione della prima sessione di prove libere, Max Verstappen richiama il suo ingegnere per chiedere se dalla sua vetture stesse uscendo fumo. Dopo alcuni controlli, la Red Bull conferma l’assenza di problemi della macchina numero 1.
L’odore di bruciato, infatti, proviene da un missile che si è schiantato su un pozzo petrolifero Aaramco situato a 20km dal tracciato. L’attacco è di matrice terroristica, proveniente dai ribelli yemeniti degli Houthi che vogliano minacciare il Gran Premio di Formula 1.
Jeddah, i dettagli dell’attacco
Secondo Arab News, l’aeronautica saudita è intervenuta eliminato sette droni e un missile. Non è la prima volta che succede in quest’area: l’ultimo attacco, infatti, è arrivato solamente cinque giorni fa.
La Formula 1, nonostante le rassicurazioni di Stefano Domenicali sulla sicurezza dell’evento, è sicuramente preoccupata. Tra le due sessioni, infatti, c’è stato un meeting con team principal e piloti che hanno ritardato la seconda sessione di prove libere.
Il rischio sicuramente è elevato e tutti gli attori in campo devono considerare della situazione che, per contratto, deve garantire massima sicurezza del Gran Premio. La GPDA, l’associazione dei piloti di Formula 1, ha indetto un incontro alle 20 per decidere se continuare o meno il weekend. Intanto, il circus è in stretto contatto con le autorità locali: il Gran Premio in Arabia Saudita è a rischio cancellazione.