Qualsiasi persona si sia trovata a fare rifornimento nel corso degli ultimi mesi si sarà accorta del fatto che il diesel costa sempre di più della benzina.
Diciamo che questa storia si ripete da marzo. Ma il motivo di questa differenza di prezzo sostanziale quale sarebbe?
Ci pensa Claudio Spinaci, nonché presidente di Unem ovvero di Unione energie per la mobilità, ex Unione petrolifera, durante un’intervista rilasciata a “Il Messaggero” a fare chiarezza sulla questione.
Ecco il perché dello strano fenomeno che ha a che fare con il caro prezzi del diesel
Il fenomeno non è nuovo perché da sempre in questo periodo dell’anno, la domanda di benzina cala, quella del gasolio invece va ad aumentare, perché serve per il trasporto, per il riscaldamento così come, anche se soltanto in pochi casi, per la produzione dell’energia elettrica.
Noi non ci siamo mai accorti dei rincari nel corso degli anni perché la differenza di prezzo tra i prodotti era al massimo di 3-4 centesimi di euro al litro, che si compensava con almeno 11 centesimi in meno di accisa. La situazione del momento però non è normale data la guerra in Ucraina, che ha causato una minore disponibilità di gasolio. Il calo dell’importazione russa ha fatto la differenza. D’altronde l’Europa dipende dalla Russia per il 30% di gasolio.
Corsa all’acquisto, il rischio derivante dalla chiusura della raffineria di Priolo
A causa di tutto questo si è verificata la “corsa all’acquisto” che ha assicurato le forniture di gasolio utili per affrontare l’inverno. Il gasolio sarà utilizzato per usi industriali per esempio e non si può correre il rischio di rimanere senza.
In Italia il problema non si pone perché non rimarremo a secco dato che possiamo appoggiarci ad un’industria di raffinazione pronta ad affrontare qualunque situazione di emergenza senza affondare. L’Italia riuscirà a soddisfare la domanda e a minimizzare l’impatto sui prezzi.
L’unica cosa che preoccupa è l’eventuale chiusura della raffineria italo russa Isab-Lukoil di Priolo che potrebbe avvenire il 5 dicembre, a seguito delle sanzioni sul petrolio di Mosca. Li viene raffinato il 20% del petrolio, senza l’impianto ci si potrebbe trovare a dover affrontare un grave problema. Ecco perché bisogna trovare una soluzione prima possibile.
Per questo bisogna assicurare la continuità operativa dell’azienda, prima possibile consentendo di tornare a operare in modo attivo nel mercato internazionale del greggio, senza dover necessariamente utilizzare il greggio russo. Non si parla di atti concreti, ma soltanto di ipotesi da prendere in considerazione se si vuole evitare di dover fronteggiare una grave crisi..