Danilo Petrucci ritorna in Italia dopo la breve parentesi MotoGP in Thailandia. Il suo futuro professionale resta incerto.
Il giro del mondo di Danilo Petrucci si chiude nella sua Terni, dopo essere volato dagli USA, dove correva l’ultima gara del MotoAmerica, alla Thailandia, per sostituire Joan Mir sulla Suzuki durante il weekend di MotoGP. Per alcuni giorni Petrux ha respirato di nuovo l’aria del paddock mondiale e chiude questa breve parentesi con un sorriso. Poca conta essere arrivati 20° al traguardo, l’obiettivo era divertirsi ed è stato centrato in pieno.
Era un sogno di Livio Suppo, team manager Suzuki, e di tanti appassionati della MotoGP, che speravano di rivedere Danilo Petrucci su un prototipo, dopo l’addio al Mondiale dello scorso novembre. Da allora ha disputato una Dakar, vincendo una tappa, e un campionato di Superbike americano, concluso al secondo posto e giocandosela con Jake Gagne fino all’ultima gara. Per il futuro ci sono varie opzioni sul tavolo, ma ancora non ha preso una decisione insieme al suo manager Alberto Vergani.
Danilo Petrucci progetta il suo futuro
La gara sul bagnato al Buriram non ha giocato a suo favore, nonostante fosse uno specialista in condizioni di pioggia. “Ma alla fine non sono ultimo, mi sono messo alle spalle due o tre piloti“, ha commentato al termine del GP della Thailandia. Difficile reggere al ritmo di una MotoGP senza un apposito allenamento, nei primi giri Petrux ha martellato ad un buon ritmo, seppure nelle retrovie, ma poi con l’asciugarsi della pista ha alzato i tempi e tagliato il traguardo con un ritardo di 42,5″.
Fra meno di due settimane dovrebbe ritornare in pista Joan Mir, dopo l’infortunio alla caviglia rimediato in Austria. Ma se le sue condizioni non saranno ancora ottimali potremmo rivedere Petrucci ancora in azione con la Suzuki GSX-RR. Sul futuro a medio termine ancora non è dato sapere: “Fortunatamente posso scegliere, ma devo capire se voglio continuare. O forse mi preparerò per la Dakar del 2024“. Nessuna possibilità di rivederlo in MotoGP a tempo pieno, difficile anche un suo ruolo come collaudatore, dal momento che peso e altezza oltre la media lo rendono un pilota “atipico”.
Resta il ricordo di aver corso con un team che a fine anno lascerà per sempre la MotoGP. “Mi sarebbe piaciuto finire in zona punti, ma sono contento e molto orgoglioso di aver corso per Suzuki. Poteva andare meglio – ha concluso Danilo Petrucci – ma, considerando che sono salito su questa moto solo venerdì e che gli altri corrono da 17 gare, sono contento. Difficile fare paragoni perché sulla Ducati avevo un assetto tutto mio“.