Codice della Strada, cambia davvero tutto: l’Esecutivo Meloni vuole irrogare sanzioni più salate in base al reddito.
Dovevamo attendercelo? Ebbene sì, come già accade negli altri Paesi comunitari, il valore delle multe pecuniarie è calcolato in base alla ricchezza di chi ha violato la normativa contenuta nel Codice della Strada. In Europa la sanzione proporzionata in base al reddito è già realtà: Svezia, Germania, Francia, Belgio, Gran Bretagna, Danimarca ed altri paesi dell’UE hanno già introdotto il nuovo metodo di calcolo delle sanzioni correlate al reddito.
In Gran Bretagna, ad esempio, l’importo della multa pecuniaria varia a seconda della trasgressione commessa e del reddito settimanale dell’automobilista. Il tetto massimo è pari a 2500 sterline per le infrazioni commesse in autostrada e pari a mille sterline per le infrazioni commesse nelle altre strade.
Una delle ipotesi a cui sta lavorando il Governo Meloni è quella di innalzare l’importo delle sanzioni per chi ha un reddito più elevato. Si tratta di un’anticipazione annunciata dal Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini. A questa ipotesi ci sarebbe la possibilità di revisionare alcune regole contenute nel Codice della Strada: revoca della patente a vita per gli automobilisti sotto effetto di droghe ed in stato di ebbrezza. Nelle prossime settimane, entro il 31 dicembre, il Governo si riunirà per discutere sulle possibili modifiche.
Come anticipato dallo stesso Viceministro dei Trasporti Bignami l’importo della multa pecuniaria deve essere correlato al reddito. Ad esempio, in Finlandia, le sanzioni stradali sono basate sul reddito e non è fissato alcun tetto massimo. In Norvegia gli automobilisti che guidano in stato di ebbrezza vanno incontro al ritiro della patente di guida ed all’arresto, con l’irrogazione di multe il cui importo è superiore ai 1000 euro.
Con l’inflazione in atto il Governo ipotizza di allineare tutti costi al trend dei prezzi, che hanno subito un’impennata. A fronte delle spese più elevate, i Comuni e le Regioni rischiano di incassare entrate inalterate. Il rischio è che i Comuni si ritrovino con meno entrate ed introiti, tenendo conto del fatto che le risorse pubbliche sono sempre meno e le spese energetiche sono in continuo incremento.