Livio Suppo, team manager Suzuki, racconta la surreale situazione di un team ai vertici mondiali che dovrà lasciare la MotoGP a fine anno.
Soltanto tre mesi fa Livio Suppo è stato chiamato a dirigere il team Suzuki, ereditando il vuoto lasciato da Davide Brivio all’inizio del 2021. Inizialmente la Casa di Hamamatsiu voleva offrirgli un contratto annuale, opzione respinta dal tecnico piemontese. Probabilmente qualcosa era già nell’aria, qualcuno dei vertici già sapeva della decisione di lasciare la MotoGP, ma Suppo è riuscito a strappare un accordo pluriennale.
Tre mesi dopo il suo arrivo è esplosa la “bomba” dell’addio al Mondiale: “Mi sento come se fossi passato per una porta girevole – racconta a ‘La Gazzetta dello Sport’ -. Non ho fatto in tempo a rientrare nel paddock che già ne sto uscendo“. Il team manager difficilmente troverà una posizione disponibile per il 2023, così come altre figure all’interno della squadra. Joan Mir e Alex Rins sono due pedine molto ambite, ma altre decine di famiglie vivono momenti di ansia e incertezza dal lunedì di test a Jerez, quando la notizia si è diffusa all’interno del box. “Io l’ho saputo qualche giorno prima. Ho provato a far cambiare idea a Shinichi Sahara, ma non c’è stato nulla da fare“.
Nei giorni scorsi le alte cariche della Casa di Hamamatsu hanno incontrato Dorna per stabilire la sanzione economica da pagare per l’uscita dal Mondiale. Nulla è trapelato, la sola certezza è che la decisione è irrevocabile. Livio Suppo inizialmente avrebbe pensato a salvare la squadra proponendosi come team satellite di un altro costruttore. “Si scontra con la volontà della Dorna di non avere due moto satelliti in più“. L’idea è di tenere libere le due posizioni in attesa che si faccia avanti un altro marchio.
Dal prossimo anno ci saranno cinque Case, tre europee e due giapponesi. “È dai tempi di Giacomo Agostini che non c’era una situazione simile“, ricorda Livio Suppo. Ma ora l’attenzione deve essere rivolta al prossimo round del Mugello, perché in Suzuki resta fisso l’obiettivo del titolo iridato. Per puntare alla vittoria serve migliorarsi nelle qualifiche dove Joan Mir e Alex Rins ancora faticano.
La GSX-RR porta la nomea di una moto poco prestante sul giro secco, ma formidabile sul passo gara. Per Suppo l’idea che molti si sono fatti è sbagliata: “Dire che la moto non va bene in qualifica è un’eresia… il pilota deve spegnere il cervello e aggredire maggiormente in curva. Sto provando a convincere i piloti e le loro squadre di questo. Alex e Joan sono bravi, ma devono fare il salto“.