Benzina: ecco quanto la pagheremo. Si tratta di un vero e proprio incubo per gli automobilisti italiani.
Il taglio delle accise sui carburanti ha consentito agli automobilisti italiani fino a questo momento di non aumentare oltre ad un limite di guardia. Con l’inizio dell’anno il Governo di Giorgia Meloni ha stoppato il taglio delle accise sul carburante. Ben presto si potrà tornare a pagare oltre i due euro al litro per diesel e benzina.
Dallo scoppio della guerra tra Russia ed Ucraina il prezzo del carburante è aumentato vertiginosamente fino a due euro al litro. Per effetto dell’incremento del gas il prezzo del diesel era aumentato ancora di più del prezzo della benzina. Lo Stato è intervenuto nel settore dei carburanti calmierando i prezzi: il precedente Governo guidato da Mario Draghi aveva previsto il taglio delle accise sui carburanti, ma con la Manovra del Governo Meloni, si è deciso di azzerare il taglio delle accise sulla benzina.
La conseguenza? Il prezzo della benzina è tornato a salire sfiorando la soglia psicologica dei due euro. Il Ministro dell’Ambiente Fratin sostiene che se il prezzo della benzina sfonderà i due euro, il Governo Meloni sarà pronto ad intervenire nuovamente con il taglio delle accise sulla benzina.
Aumento prezzo benzina verso i 2 euro al litro: per Fratin l’incremento è sostenibile
Il Governo guidato da Giorgia Meloni ha deciso di stoppare il taglio delle accise sulla benzina, ma questa decisione ha permesso all’Esecutivo di risparmiare risorse finanziarie necessarie per fronteggiare l’emergenza energetica. Per il forzista Fratin si tratta di un aumento “sostenibile” da parte della popolazione.
Lo stesso Ministro dell’Ambiente ritiene che l’incremento del prezzo della benzina sia dovuto alle mosse speculative e non all’azzeramento del taglio delle accise voluto dal Governo di Centro-Destra. Basti pensare che tra la fine dell’anno 2022 e l’inizio del nuovo anno il prezzo della benzina è aumento di circa 20 centesimi e continuerà a volare verso la soglia psicologica dei due euro. Se il prezzo della benzina dovesse sfondare questo limite, il Governo Meloni sarebbe pronto ad intervenire reintroducendo il taglio delle accise sui carburanti. Anche il vicepresidente della Camera Mulè ritiene che l’aumento del prezzo della benzina sia dovuto alle mosse speculative del mercato.
Aumento prezzo benzina: ecco perché il Governo Meloni non interviene
Il Governo di Giorgia Meloni ha deciso di non proseguire la strategia imboccata dal precedente Premier Mario Draghi. Lo stesso Esecutivo ritiene che si tratti di aumenti “sopportabili” da parte degli automobilisti italiani. Inoltre, ci troviamo in un periodo di ristrettezze di bilancio che richiedono un’oculata scelta della destinazione delle risorse finanziarie. Le risorse sono state utilizzate per calmierare i prezzi delle bollette energetiche, per tagliare il cuneo fiscale e per incrementare le pensioni minime.
Inoltre, il Governo di Mario Draghi aveva introdotto il taglio delle accise sui carburanti in un momento in cui i prezzi dei carburanti si erano impennati conseguentemente allo scoppio della guerra in Ucraina. Si trattava di una misura del tutto transitoria dettata dalle condizioni del contesto macroeconomico internazionale. È questo quanto argomentato dal senatore di Fratelli d’Italia Nicola Calandrini, Presidente della commissione Bilancio.
Aumento prezzo benzina: quanto pagheremo?
C’è chi ritiene che l’aumento del prezzo della benzina sia imputabile alle mosse speculative e c’è chi ritiene che sia colpa del Governo, che non ha voluto proseguire con il taglio delle accise sui carburanti. Ma il problema centrale è: quanto pagheremo i prossimi mesi la benzina? Dall’inizio anno 2023 abbiamo assistito al ritorno delle accise, ovvero all’incremento dei 18,30 centesimi di sconto che abbiamo beneficiato nel corso degli ultimi mesi dell’anno 2022. A lievitare il prezzo della benzina sono anche le imposte sulla fabbricazione e vendita di prodotti di consumo.